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Patara, la capitale della Licia riemersa dalla sabbia

Oggi visitiamo una parte di Patara, l’antica e famosa città della Lega Licia, Caput Gentis Lyciae, così come la chiamò Tito Livio, onorandola come la capitale dei popoli della Licia.

Nata come una città marittima su un estuario naturale lungo due chilometri che creava un porto protetto dai venti occidentali, divenne un «transito» indispensabile per poter navigare tranquilli lungo tutta la costa licia; rimase attiva dai primi tempi del commercio nel Mediterraneo fino al XV secolo, quando fu totalmente insabbiata e quindi perse la funzione portuale.

La sabbia iniziò a portare il declino di Patara verso l’XI secolo, creando però contemporaneamente non solo le dune che ora sono diventate un altro simbolo della città, ma anche una delle spiagge più belle della Turchia, se non del mondo.

Infatti, l’incantevole spiaggia «caraibica» lunga diciotto chilometri, con la sua sabbia soffice e bianca, insieme alle rovine meravigliose recuperate grazie agli scavi archeologici, offre ai visitatori un’esperienza indimenticabile.

Dopo i lavori di rimboschimento effettuati negli ultimi decenni piantando una specie di acacia (cyanophylla), per impedire questa continua avanzata delle dune, la sabbia comincia a perdere questo colore bianco e diventa sempre più giallastra, ma comunque mantiene il suo fascino e continua ad attirare annualmente le tartarughe marine «Caretta Caretta» che vi depositano le uova.

Gli scavi archeologici di Patara, iniziati nel 1952, ricevettero un grande impulso quando nel 1988 il sito venne affidato al prof. Fahri Işık, un nome leggendario nel Paese, professore dei professori, e conosciuto per le sue tesi «poco ortodosse» per quei tempi. Grazie a lui cominciarono i giorni gloriosi di Patara.

Il prof. Işık, sostenitore dell’influenza e del contributo culturale dell’Anatolia occidentale sulla cultura dell’Egeo, ottenne conferma a questa tesi con gli studi realizzati negli ultimi 7-8 anni in altri siti della regione, ma specialmente sui Luwi, popolo quasi sconosciuto fino a poco tempo fa, ma che ebbe un ruolo chiave nella storia di questa regione.

I Luwi, infatti, sono un popolo indoeuropeo vissuto in Anatolia occidentale e meridionale nell’età del bronzo (dal III millennio in poi), qualche volta in conflitto ma il più delle volte alleati o vassalli degli Ittiti. Gli studi fatti nella geografia di questo popolo misterioso, solo negli ultimi anni hanno portato alla luce l’esistenza di ben 340 tell (antichi insediamenti di diversi livelli l’uno sopra l’altro che creano una collina irregolare) relazionati sempre con i Luwi, alcuni già scavati e altri che aspettano scavatori coraggiosi. Gli studiosi pensano che tutti gli antichi popoli di questa regione siano «imparentati» tra loro e siano i discendenti ed eredi dei Luwi, popolo con una cultura così ricca che la sua lingua e la sua scrittura geroglifica diventarono la lingua ufficiale anche degli Ittiti.

Ricorda il prof. Işık: «I Luwi cominciarono ad usare la scrittura ben tre secoli prima che i greci iniziassero a usare la scrittura lineare e continuarono a usarla per cinque secoli ancora, solo questo ci da l’idea dell’importanza della cultura tramandata ai popoli successivi».

Con questi studi ancora in corso, sarà possibile illuminare finalmente quel periodo chiamato «oscuro» per l’Anatolia, che va dal 1200 al 800 a.C.

Si arriva alla città antica passando dal villaggio moderno di Gelemiş e una volta pagato il biglietto, attraversando la necropoli e ammirando le tombe rinvenute e sistemate dagli archeologhi, si arriva alla porta monumentale chiamata Porta di Mettius Modestus, che dà ufficialmente il benvenuto alla città. Questo incantevole e prezioso gioiello della Licia è stato riportato alla luce grazie alla prof.ssa Havva İşkan Işık, moglie del prof. Fahri Işık. Diventata direttrice degli scavi nel 2008, ricorda ancora i 7000 camion di sabbia rimossi dal teatro e i 3500 dal bouleterion, togliendo così la sabbia che aveva letteralmente coperto il sito.

Il teatro di Patara, che aveva una capacità di seimila spettatori, fu costruito alla fine del III o all’inizio del II secolo a.C., subì modifiche durante i regni di Tiberio, Adriano e Antonino Pio e nel IV secolo si utilizzava probabilmente solo per i giochi di gladiatori.

Il Bouleterion – o Ekklesiasterion, come lo chiama la prof.ssa Havva İşkan – poi, è sicuramente uno degli edifici più importanti e significativi di Patara, visto che era il luogo dove si radunava l’Assemblea della Lega Licia, un Parlamento democratico alquanto moderno in cui anche i più piccoli villaggi si sentirono rappresentati per almeno tre-quattro secoli. Una volta persa la funzione di «sala del Consiglio», l’edificio è stato utilizzato come un Odeon, un piccolo teatro a cui è stata aggiunta la scena e infine, nel IV secolo, divenne parte delle mura difensive trasformandosi così in un bastione. Avendo questo significato fortemente democratico e parlamentare, il restauro di questo edificio è stato completato con i contributi della «Grande Assemblea della Nazione Turca».

Altri elementi da ammirare sono la Via Colonnata (la Via del Porto), che fu l’arteria principale della città per secoli; il Tempio Corinzio, datato alla fine de II secolo a.C., forse dedicato al culto imperiale; il faro di Patara, tra i più antichi del Mediterraneo; uno dei due Granarium più grandi di tutta la Licia, che garantiva una continua approvvigionamento di grano e frumento, non solo per le città locali, ma anche per la lontana Roma; infine, tra le tredici chiese della città, la cosiddetta Chiesa del cimitero, chiamata anche Chiesa della sorgente, per via di una piccola sorgente che nasce sotto una sua parete.

Sperando di aver sufficientemente stuzzicato la curiosità su questa incantevole città, riemersa dalla sabbia, lascio a voi il resto della visita!