Priene: la Pompei dell’Asia Minore
A pochi chilometri da Efeso, uno dei siti archeologici più conosciuti della Turchia, sulla via che porta ad un altro sito altrettanto famoso cioè Mileto, si trova una città antica poco frequentata. È un esempio eccellente di città ellenistica, così ben conservata da portare i primi che l’hanno scavata a chiamarla «la Pompei dell’Asia Minore». In effetti, quasi tutti i libri di storia e archeologia che trattano di architettura greca, non mancano di fornire informazioni e fotografie di questo gioiello nascosto.
Priene si trova sul pendio della montagna di Mykale, il cui nome ricorda una vittoria dei Greci sui Persiani: quella dove Leotykidas, il re di Sparta, attaccò e bruciò la flotta persiana nel 479 a.C.. La città, la cui presenza è nota sin dal primo millenio, venne fondata per la prima volta in una località sconosciuta, ma con ogni probabilità vicino al mare. Oggi, quando guardate dalla città verso il basso, potete vedere il bel panorama della pianura del Meandro, ma nell’antichità tutta quella pianura era mare. Nel corso dei secoli, il famoso e contorto Meandro, il fiume che ha dato il nome alla pianura, riempì il mare con le varie alluvioni, cosa che continua tuttora, allontanando il mare di circa sei metri ogni anno. Molto probabilmente Priene visse il destino di tutte le città antiche fondate sul mare, cioè l’insabbiamento del porto e le epidemie. Per questo, dovette cambiare posto ed essere rifondata. In effetti, gli antichi abitanti scelsero la località attuale sul pendio dell’imponente rocca di nome Teloneia, una sorta di acropoli, sopra la quale stava fisso un accampamento militare. Un altro motivo che spinse gli abitanti a scegliere questa località fu, ovviamente, la presenza di acque sorgive.
Rifondata nella sua posizione attuale nel IV secolo a.C., Priene non diventò mai una città molto grande tale da essere vista come un pericolo da altre città della Ionia. Potè così godere la stima e la fiducia di tutta la regione, grazie anche alla fama di Biante, cittadino di Priene, nominato da Strabone tra i «sette saggi dell’antichità». Egli ebbe il ruolo di giudice durante i conflitti tra le città della regione. Inoltre, Priene era la custode dell’area sacra di Panionion, dedicata a Poseidone, dove si radunavano le città della Ionia.
Il fatto che Priene non fosse una città molto grande, non significa che non ebbe monumenti importanti e davvero unici. Il tempio di Atena, che oggi è il simbolo del sito di Priene, fu l’opera di Pytheos, uno degli architetti più famosi del mondo antico. Citato da Vitruvio nella sua famosa opera «I dieci libri sull’Architettura», Pytheos fu anche l’architetto del Mausoleo di Alicarnasso, una delle sette meraviglie dell’antichità. Architetto per eccellenza dello stile ionico, inventò e usò per la prima volta l’opistodomos (lo spazio che si forma allungando le pareti della cella verso la parte inferiore e l’area simmetrica dell’anta), proprio in questo tempio di Priene. Davanti al tempio c’era, come di consueto, un grande altare, dove hanno scoperto l’iscrizione dedicatoria: «Il re Alessandro ha dedicato questo tempio ad Atena Polias». Quando Alessandro Magno propose agli Efesini di aiutarli per la ricostruzione del famoso tempio di Artemide, pose la condizione di scrivere il suo nome sul tempio. I cittadini di Efeso rifiutarono, adducendo intelligentemente la scusa che non sarebbe stato corretto che un dio dedicasse un tempio a un altro dio. Sembra invece che la città di Priene, economicamente non tanto forte quanto Efeso, avesse accettato volentieri il contributo di Alessandro e fece scrivere la dedicatoria che oggi si trova in Inghilterra. Volendo avere qualche immagine iconica della città per attirare più visitatori, nel 1965 vennero innalzate cinque colonne del tempio, ma lo fecero senza badare all’architettura originale, tanto che la loro altezza attuale è inferiore di 3,5 metri rispetto all’altezza originale. Malgrado questo, è comunque vero che le colonne del tempio e la rocca dell’acropoli sullo sfondo creano uno scenario veramente bello.
A sud della terrazza del tempio, in basso verso la pianura, si trovano le insulae delle abitazioni. Ogni insula ospitava otto case, tutte più o meno delle stesse dimensioni. Questo fatto interessante, che con il tempo tenderà a cambiare, portò gli archeologi a pensare che esisteva in città – almeno all’inizio – una sorta di uguaglianza sociale. In una delle case trovarono un busto ritenuto essere di Alessandro Magno. Mettendo insieme altre evidenze come l’iscrizione «oros ierou» (confine sacro) e un’altra iscrizione che parla del sacerdozio di un certo Anaksidemos e, infine, una terza ritrovata nell’agora che ci informa della presenza di un tempio dedicato ad Alessandro, gli esperti arrivarono alla conclusione che qui dovrebbe essere situato l’Aleksandreion, ovvero il tempio dedicato al conquistatore macedone.
Un livello sopra all’Aleksandreion, in un’altra casa, poterono identificare la sinagoga della città, dove trovarono un’immagine di una menorah con ai lati due uccelli.
Un altro monumento eccezionale è senza dubbio il teatro. Rimasto dal III secolo a.C., conserva ancora, con piccole modifiche romane, la forma originale del periodo ellenistico. Il teatro, che poteva ospitare 6500 persone, è una tappa obbligatoria per chi studia il teatro greco.
Dietro alla scena del teatro si trova la chiesa principale della città, datata tra V-VI sec., grazie ad alcune caratteristiche architettoniche come il sintronon (il presbiterio a forma di teatro) e il tipico ambone, che sono elementi del periodo paleocristiano. La chiesa, che subì varie modifiche, venne usata fino al Medioevo.
Sempre sotto l’area del tempio di Atena, verso oriente, si trova l’agora, il cuore della città. I limiti geografici portarono i costruttori a mettere insieme i due tipi di agora, quella statale e quella commerciale, che generalmente sono due luoghi separati. Nel nostro caso, la parte occidentale funzionava come agora commerciale (la punta occidentale era dove si vendevano carne e pesce) e la parte orientale era quella statale, come lascia intendere la presenza del Bouleterion e del Prytaneion.
Secondo me, una delle scoperte più interessanti del sito si trova nel settimo spazio della stòa, iniziando da oriente. In questo spazio, simile a un’esedra, identificarono diverse teste di statue, membri di famiglie imperiali, e trovarono anche un blocco di pietra con sopra un’iscrizione. Essa riporta il decreto del IX sec. a.C. di Paulus Fabius Maximus, il proconsole della provincia asiatica, sul nuovo calendario romano che prese come inizio la nascita di Ottaviano Augusto. L’iscrizione continua con il decreto del convento provinciale e un discorso fatto dal capo sacerdote del convento, Apollonio, in cui usa la parola euangelion (buon annuncio) per la nascita di Augusto («…con la sua apparizione Cesare superò le speranze di tutti coloro che portano buoni annunci …». Cf. l’iscrizione del calendario di Priene).
Vi consiglio poi di completare la visita di Priene con il ginnasio basso, dove non ci va quasi nessuno, tranne i locali, per raccogliere erbe selvatiche. Si tratta di un ginnasio del II sec. a.C., ben conservato. Sono riconoscibili l’ephebeum, ossia la sala dove fino a mezzogiorno i giovani facevano le esercitazioni sportive e poi nel pomeriggio studiavano grammatica, matematica, retorica ecc., e il loutron, dove si lavavano. Per me è stato veramente emozionante vedere i nomi dei giovani sulla parete, scritti da loro stessi in corrispondenza dei posti dove erano seduti (o topos Alexandriou), come dire: qui è il posto di Alessandro, qui è il posto di Posidonio, ecc. A pochi metri verso est potrete vedere anche alcuni gradini soppravvissuti dell’antico stadio.
Non lasciatevi scoraggiare dal caldo che c’è in questa zona d’estate, perchè il sito è coperto quasi interamente da una foresta di pini. Potreste aver già visitato i più grandi siti della Turchia, ma se non avete ancora visto questa bellissima città greca, ve la consiglio caldamente: non ne rimarrete delusi!