Ieri mi ero recato a Mersin, la mia città d'origine, per lavarmi finalmente e riabbracciare i miei cari per un paio di giorni.
Due scosse di magnitudo 6.4 e 5.8 hanno colpito a distanza di pochi minuti l'una dall'altra la provincia di Hatay e le abbiamo sentite fortemente anche qui a Mersin. Eravamo al quarto piano e siamo scesi giù di corsa... in pochi minuti il traffico era già bloccato e le linee telefoniche funzionavano a malapena... si sentivano urla di paura e sirene delle ambulanze... Siamo andati verso il mare ma poi ci hanno avvertito che c'era il rischio maremoto a causa dell'elevata sismicità...
Ormai la stanchezza si sente e si ha la sensazione che nessun posto sia più sicuro.
Tuttavia continuiamo a confidare in Dio che è la nostra rupe e la nostra fortezza (Sl 71,3), e a credere fermamente che siamo sotto il manto della Madre celeste.
Tra poco rientrerò a Iskenderun e domani assieme al nostro vescovo Paolo celebreremo il Mercoledì delle Ceneri.
Continuate a tenerci nelle vostre preghiere
Buongiorno, carissimi.
È lunedì ed è già passata un’intera settimana. E noi non ci siamo ancora abituati alla situazione! E sicuramente ne passeremo tante altre in questa situazione.
Tuttavia, continuamente ringraziamo il Signore per il dono della vita e della salute. Non siamo soli, qui ci aiutiamo e ci consoliamo fraternamente.
Ho appena fatto un giro fuori, sul lungo mare. Era da giorni che non potevamo andarci, perché l’acqua del mare aveva coperto le strade; ora, invece, l’acqua si è ritirata lasciando solo sabbia sulle strade.
I palazzi gloriosi di una volta non ci sono più (qui in Turchia abbiamo la mania di costruire palazzi alti, con i piani messi l’uno sull’altro, come scatolette di fiammiferi); le infrastrutture sono distrutte (ci vorranno anni per risistemare i tubi che portano l’acqua); la gente vive nelle tende o all’aperto, davanti ai propri palazzi crollati, aspettando i loro cari, perché si sta ancora scavando… e ci vorrà del tempo per scendere dai piani alti fin giù… settimo piano, sesto piano, quinto piano... Poi ci sono quelli che aspettano davanti ai loro negozi, perché sono spuntate delle specie di squadre di uomini che rubano (in italiano si dice “sciacallaggio”, vero?).
Oggi comunque non voglio parlare di tutto questo.
C’è ancora un pezzetto di storia che non vi ho raccontato, ossia come ho informato il nostro caro vescovo Paolo la mattina del sisma. Sono il suo Vicario delegato e suo confratello, questo dovere del momento spettava proprio a me.
Quando c’è stato il terremoto, il nostro vescovo si trovava in Italia.
Ho aspettato fino alle 5 (in Italia erano le 3 del mattino) per mandargli un messaggio. Ovviamente non si è svegliato. Ho aspettato circa un’ora perché temevo che svegliandolo e dicendo del terremoto gli venisse un colpo. Come si fa a dire a un vescovo che la sua Cattedrale non c’è più? Ma poi lo dovevo svegliare, anche perché il mio cellulare stava morendo e non avrei potuto ricaricarlo più chissà per quanto.
L’ho svegliato: «Carissimo, c’è stato un terremoto molto forte. Noi stiamo bene, ma la Cattedrale è completamente crollata!». Un lungo silenzio. Non mi aveva capito per niente. Ho ripetuto la notizia. Quando mi ha compreso, quasi crollato per la gravità della notizia, in un primo momento non sapeva come muoversi. Gli ho proposto di mettere giù il telefono e di sentirci dopo 5 minuti, per fare subito un piano di emergenza. Al risentirci, lui voleva venire subito a Iskenderun: un vescovo non lascerebbe mai da solo il gregge affidatogli e Paolo ancora di più! Gli ho suggerito di aspettare che facessi qualche verifica. Quando ho potuto appurare la gravità della situazione (l’aeroporto di Hatay inagibile, le strade in parte interrotte, ecc.), gli ho suggerito di rimanere per un po’ di tempo in Italia, anche perché in quel momento lui poteva fare davvero molto più in Italia che qui a Iskenderun. E tuttora è così.
So infatti che sta incontrando tanti di voi, sta facendo degli incontri per sensibilizzare la gente, parrocchie, organizzazioni e istituzioni varie. È grazie anche a lui che stiamo ricevendo degli aiuti. Paolo è costantemente in contatto con me e con John, il direttore di Caritas Anatolia. Se noi stiamo in piedi, fiduciosi e speranzosi, è anche perché il nostro pastore non ci ha abbandonato nemmeno per un istante.
Chi conosce Paolo, il «Biz», sa bene come lui sa creare comunità e tenerla unita con lui, presente o meno.
Quando aveva fatto il suo ingresso nella sua Cattedrale io c’ero; mi aveva fatto tenere l’omelia in turco, la mia lingua. Anche questo un gesto di profondo significato e di attenzione verso i nostri cristiani. Mi ricordo la sua emozione e il suo amore per la nostra terra e per il gregge affidatogli. Ciò nonostante, ora, a distanza di sette anni da quando Paolo è diventato vescovo – anni di sacrifici e anche di grande solitudine, almeno all’inizio –, faccio fatica a immaginare il suo dolore e ciò che prova nel silenzio del proprio cuore.
Abbiamo recuperato dalle macerie la borsa in cui c’era il suo pastorale e la sua mitra, e lo aspettiamo, quando sarà possibile, per continuare a servire insieme i cristiani di Anatolia, per quanto ancora il Signore vorrà.
Affidiamo il nostro vescovo Paolo e tutti noi all’intercessione della Madonna e dell’Apostolo Paolo di Tarso, affinché il Signore ci custodisca nel suo amore e ci rafforzi nel suo servizio.
p. Antuan sj
Buona domenica a tutti.
Siamo già al sesto giorno della tragedia che stiamo vivendo; domattina alle 4:17 del mattino sarà già passata una settimana intera dal forte sisma che ha cambiato le nostre vite in 65 secondi. Le scosse continuano; ne ho sentite due stanotte e una al mattino presto. Quest’ultima era abbastanza forte ma non ho trovato forza per alzarmi e scappare. Ognuno reagisce a suo modo e ho scoperto che io tendo a convincermi dicendo “sta tranquillo Antuan, passera! È solo una scossa!” Anche nel corso del sisma mi ero detto la stessa cosa e uscendo dal mio letto, illeso, avevo scoperto che la Cattedrale accanto alla mia canonica non c’era più come quelle circa venticinque mila persone che non ci sono più.
Questa è anche l’ora di tante domande: come mai sono rimasto in vita? È la Provvidenza che ha dei progetti su di me? Il Signore mi ha salvato perché io aiutassi altri? Oppure si tratta semplicemente di un colpo di fortuna, quindi come ci suggerisce un modo di dire turco forse dovrei grattare il mio posteriore? (Spero di aver scelto il termine più educato per tradurlo in italiano).
Dio onnipotente e/o la fortuna? Io opto sulla prima. Ho poca fede, lo so e chiedo continuamente al Signore di aumentarlo, ma quel poco che ho mi aiuta a sentire la sua presenza in ogni momento, dalle ore 4:17 del 6 febbraio 2023 fino a questo istante; Lo “trovo in tutte le cose”, in tutte le persone che mi circondano e che mi versano l’acqua del mare per farmi lavare il volto al mattino o che tra gli aiuti ricevuti mi procurano delle salviette perché io mi pulissi il mio corpo per puzzare meno. Forse per la prima volta nella mia vita non mi sono lavato per una settimana.
Pero attenzione! Non sono da solo. Non vivo da solo tutta quest’esperienza. Sarà ormai un’immagine stanca ma mi viene da dire “siamo tutti sulla stessa barca!” Alla PFTIM di Napoli su questo tema avrebbero programmato un corso intitolato “Il terremoto come luogo di condivisione della propria esperienza”. Don Luigi Maria Epicoco, che non mi ha lasciato da solo in questi giorni con i suoi messaggi, in uno dei suoi libri intitolato “La scelta di Enea. Per una fenomenologia del presente” a un certo punto afferma quello che sto cercando di spiegarvi: “La tentazione della presunzione del dolore si nutre della convinzione che nessun altro al mondo ha provato o prova quel dolore o quel tipo di esperienza… Aprirsi invece alle storie degli altri fa sì che ognuno possa scoprire una similitudine nelle storie degli altri e rendersi così conto che, se da una parte ogni dolore e ogni sofferenza sono unici perché noi siamo unici, c’è una similitudine che crea una sottesa solidarietà tra le persone.”
È quello che ho cercato di fare in questi giorni attraverso i miei post qui su Facebook.
Mi fermo qui.
Da due giorni abbiamo l’elettricità e la rete wifi, cosi oggi spero di poter partecipare ad “A Sua Immagine” sulla RAI1, e per consentirlo nelle ore italiane, tra poco celebreremo la nostra Messa di domenica. La prima messa di domenica dopo il crollo della Cattedrale. Vi porteremo nelle nostre preghiere.
Ricevo i vostri messaggi, state tranquilli, se anche mi riesce difficile risponderli come vorrei. Grazie di vero cuore a ciascuno di voi a nome della mia comunità, di John Farhad Sadredin, Agi, Sr. Misericordia, Sr. Cruz, Sr. Remedy, Aylin, Jülide, Sezar, Robin, İlyas, Helga, Yusuf, Burçin, Remon e innumerevoli altri che si fanno in quattro per assistere chi si è rifugiato qui da noi e per distribuire i vostri aiuti. Un grazie particolare al Patriarca armeno di Costantinopoli Sua Beatitudine Sahak Maşalyan che ieri mi ha chiamato per esprimere la Sua vicinanza, come anche al Sindaco di İstanbul, sig.re Ekrem İmamoğlu.
O Dio, noi tuoi figli rimasti senza dimora, ci rivolgiamo a te.
Tu che ci hai promesso di abitare in coloro che ti amano con cuore retto e sincero, donaci la grazia di diventare tua degna dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo” (dalla Colletta di questa domenica).
p. Antuan sj
Carissimi tutti, eccomi qui di nuovo!
Ieri non sono riuscito a raccontarvi quello che stiamo vivendo ma nel frattempo ho pubblicato qualche foto e video che parlano da sé.
Non voglio parlarvi delle vittime, delle scosse che ci spaventano ancora o descrivervi le macerie che ci circondano, penso che paradossalmente voi abbiate più notizie che noi sulla vastità di questo terremoto e sulla devastazione che ha creato. La nostra quotidianità in realtà viene vissuta prevalentemente qui nella parrocchia e nel cortile dell'episcopio.
I nostri ospiti piangono i loro morti e noi con loro; in ogni momento arrivano notizie di questo tipo. Ma oggi abbiamo avuto anche qualche bella notizia che per qualche istante ci ha resi timidamente "felici". Un gruppo di soldati spagnoli arrivati con una nave al porto di İskenderun ci hanno portato degli aiuti umanitari e non solo. Li abbiamo scaricato tutti insieme facendo una catena umana. Appena li abbiamo scaricati John e altri volontari si sono organizzati per ridistribuirli in ogni direzione della città coinvolgendo anche l'amministratore del quartiere. Poi con i soldati abbiamo fatto una foto di gruppo sulle rovine della nostra amata Cattedrale. Da giorni volevamo tirare giu le statue della Madonna e di Sant'Antonio di Padova rimaste in piedi e senza subire nessun danno. Il nostro caro Luca Bombelli e Enrico Tromba, due mitici italiani parti della nostra famiglia, hanno bisbigliato nelle mie orecchie: "cosa dici se chiediamo ai soldati di darci una mano per tirarle giu?" Non l'ho fatto ripetere una seconda volta (ora condivido con voi il video che trasmette il momento). Nella nuova Cattedrale che speriamo di costruire presto queste due statue avranno sicuramente un posto speciale e non perché mi chiamo "Antuan" anch'io.
Dopo gli spagnoli, sono arrivati alcuni amici iracheni mandati dal nostro caro fratello Abuna Remzi Diril, un sacerdote caldeo che serve a Istanbul, e che ci hanno dato una mano fraterna da Tokat. Nel pomeriggio, con il sostegno del nostro Kaymakam (sottoprefetto della città) abbiamo avuto finalmente anche la luce e la rete wifi. Ora la nostra cuoca potrà usare i fornelli che vanno con elettricità (solo ieri con gli strumenti molto scarsi grazie a Jülide siamo riusciti a distribuire circa 300 pasti caldi e sono fiducioso che domani sara meglio di oggi).
Nella Santa Messa che abbiamo celebrata con la partecipazione di alcuni ospiti non cristiani ho raccontato la storia dell'incontro tra Santa Scolastica e il suo fratello San Benedetto e dentro di me ho pregato la Santa dicendo: "ti prego Santa Scolastica qui in questi giorni d'inverno mentre molti di noi siamo senzatetto non abbiamo bisogno né di uragani, né di lampi, tuoni e rovesci di pioggia... assieme a te, che ora intercedi per noi, in ogni nostro respiro rendiamo già grazie a Dio per la vita che ci ha donato per servire gli altri!".
Un abbraccio forte a tutti e benedizioni.
p. Antuan sj
Sono di nuovo davanti alla Sottoprefettura e aspetto di collegarmi alla rete. Mentre scarico i messaggi comincia una processione di camion che portano i corpi estratti dalle macerie, alcuni sono nelle bare, altri coperti con lenzuola, altri senza.
Il cielo si riempie di elicotteri, uno di esse sta ancora portando dell’acqua per spegnere l’incendio nel porto, gli altri penso che portino gli aiuti internazionali. Ho incontrato infatti un gruppo di soccorritori si tratti asiatici e poi degli spagnoli. È il terzo giorno e finalmente ci sono, almeno alcuni.
Mi avvio verso i quartieri dove ci sono tanti palazzi crollati, in uno c’è una famiglia cristiana. Incontro uno dei nostri parrocchiani, un uomo povero che vive da solo, C.K., mi chiede di benedirlo e mi da 5 pani turchi (pide) da dare agli “altri”. Non li voglio prendere, insiste, lo invito all’episcopio.
Da Mersin arriva p. Roshan Ofmcap con un camion pieno di viveri e di acqua, prendiamo il necessario, una parte la daremo agli amici armeni il resto p. Roshan lo porterà a Antiochia. Quest’ultima è interamente distrutta; qualcuno mi dice: “padre, rispetto ad Antiochia, Iskenderun è un paradiso!”
John, il direttore della Caritas Anatolia è di nuovo con noi e si fa in quattro per distribuire gli aiuti. Nel frattempo quelli che si erano rifugiati da noi partono per altre città ma poi ne arrivano altri.
Celebro la Messa; quanto è difficile dire qualche parola di consolazione a chi ha perso tutto! Leggiamo la creazione e Dio continua a creare!
Non siamo soli. Tante diocesi italiane, amici preti campani, emiliani, spagnoli, ungheresi, americani, amici israeliani chiamano dicendo che ci aiuteranno. La Compagnia di Gesù, il P. Generale, il Provinciale italiano, il Presidente dei Provinciali europei direttamente o indirettamente si fanno vivi.
Ritorno alla Cattedrale che non c’è più, ricontrollo il telo con cui avevamo cercato di coprire l’altare di marmo antico, guardando alla Madonna che sta sempre in piedi mi dico: qui celebreremo di nuovo e presto!
p. Antuan sj
Carissimi amici, eccomi qui ad aggiornarvi un po’.
Dopo aver celebrato la Messa con le suore e con chi si è rifugiato qui da noi mi son messo subito a cercare degli aiuti anche perché ci mancava l’acqua potabile e del gas per cucinare quel poco di pasta e ingredienti per fare un po’ di zuppa da distribuire.
Ho individuato un posto dove il cellulare prende abbastanza bene. Cammino per 10 minuti e appena ci arrivo arrivano anche i vostri messaggini! Devo ammettere: è bello essere connesso a una “rete” di amici quando si affrontano delle situazioni che ti superano! La rete che diventa il Corpo!
Ho subito cercato di contattare il Sottoprefetto della città, Sig. Murat Sefa Demiryürek, con cui eravamo compagni di classe all’università, per chiedere dell’acqua potabile e dei viveri. Dopo qualche ora assieme a Luca Bombelli eravamo già da lui a ritirare il necessario. Lui stesso con molta umiltà faceva la distribuzione degli aiuti, che arrivano da tutta la Turchia, a chi ne ha bisogno senza nessuna discriminazione. Al nostro rientro all’episcopio vedere i sorrisi della gente è indicibile.
Le nostre comunità cristiane del Vicariato, soprattutto quelli di Mersin, i miei amici Mete, Shant, Barkın, Batuhan e innumerevoli altri si fanno in quattro per aiutarci inviando anche del denaro; delle poche gocce abbiamo avuto un mare. Con Caritas Anatolia useremo tutto per chi ne ha bisogno, anche noi, senza fare nessuna discriminazione.
Beh, poi i nostri bagni erano pieni di … ed erano inutilizzabili. Sapete cosa hanno fatto le nostre brave suore? Sono andate a raccogliere l’acqua del mare, arrivata sulle strade a causa dell’effetto tsunami, per pulire i bagni e renderli nuovamente accessibili. Sono delle suore contemplative!!!Poi c’è sempre Agi, la focolarina, che lavora come una formica, per tutti ha una parola di consolazione.
Sappiamo bene che anche il nostro vescovo Paolo assieme all’AMO- Amici del Medioriente sta lavorando in Italia per incanalare meglio la vostra carità espressa in mille modi.È bello! Ma mentre noi ci impegniamo in tutto questo c’è ancora tanta gente, ma tanta, sotto le macerie! In alcuni posti hanno appena appena iniziato a scavare!
Ci arriva la notizia che anche il pastore protestante Hakan e sua moglie sono lì a contemplare il volto di Dio, mentre gli soccorritori raggiungano i loro corpi. L’incendio nel porto è devastante e non riescono a spegnerlo!Le luci di elettricità stanno ritornando al quartiere ma noi siamo ancora al buio forse perché la Cattedrale che non c’è più crollandosi ha sepolto tutto l’impianto elettrico.
Nel nostro cortile preghiamo il Rosario bisbigliando, si può anche senza elettricità… e nel mentre Jülide la nostra eroica cuoca e Selma G. mi portano una bella notizia: stanno per arrivare due macchine da Istanbul con degli aiuti! Sono dei giovani che potano gli aiuti inviati dal Mons. Palinuro, il Vicario Apostolico d’Istanbul.
È così che Dio si fa presente in mezzo a noi…
bisogna cercarlo e trovarlo in tutte le cose! Non siamo da soli, e il domani sarà meglio dell’oggi. Buona serata.
Un abbraccio forte a ciascuno di voi e benedizioni
💫p. Antuan sj